MICHELE DEVANI

Michele Devani nasce in un pomeriggio quasi estivo del 27 aprile del 1889 al civico 5 dell’attuale via Vittorio Veneto, a pochi metri dal convento di San Francesco a Sorrento.

Figlio d’arte, il padre Antonino era infatti un notissimo principe del foro napoletano, segue sin da giovane le orme del papà iscrivendosi alla prestigiosa facoltà di giurisprudenza della università degli studi di Napoli.

Laureatosi con il massimo dei voti dopo quattro anni, nel settembre del 1911, intraprende sin da subito la carriera in magistratura, risultando tra i primi dieci nella graduatoria del concorso svoltosi nel giugno dell’anno successivo. Grazie alla favorevole posizione in graduatoria, dopo il periodo di apprendistato come uditore giudiziario a Napoli, riesce a scegliersi una comoda sede dove formarsi come promettente Pretore nella vicina Sant’Angelo dei Lombardi.

Dopo nemmeno quattro anni viene richiamato alle armi come tenente di fanteria ma grazie alle amicizie del padre riesce a rimanere ad ottenere un comodo impiego in una caserma addestramento reclute di Napoli e a occuparsi di mandare al fronte gente meno fortunata di lui.

Al termine della guerra viene trasferito alla procura di Napoli ove vi permarrà sino al 1942, intraprendendo una folgorante carriera come pubblico ministero.

L’anno dopo viene definitivamente trasferito ai Roma ove svolgerà le funzioni di consigliere istruttore presso la Corte d’Assise per circa due anni; sarà grazie alla sua illuminata e brillante nomina a procuratore generale che la più grande Procura d’Italia acquisterà il caratteristico soprannome di “porto delle nebbie”. Sale alla ribalta delle cronache giudiziarie con il caso della giovane Chiara Lombardi. 

Di seguito uno stralcio del suo primo discorso in qualità di procuratore generale della Repubblica tenuto all’inaugurazione dell’anno giudiziario del 1948.

 …Maggiore è il mio compiacimento quest’anno perchè risulta come il cennato miglioramento si sia nel corso del 1947 sviluppato e consolidato oltre ogni speranza. Infatti, la contrazione della più grave criminalità: omicidi, rapine, estorsioni e delinquenza associata è stata comunque nettissima e si è manifestata anche in quelle zone dove particolari ed anormali condi­zioni economiche e sociali mantengono larghi ceti in cronica inquie­tudine. Tuttavia, nella lotta al banditismo, non ancora del tutto de­bellato, altri agenti dell’ordine hanno lasciato la vita, suggellando col sangue l’inflessibile difesa dei cittadini e della legge. A queste intrepide vittime del “dovere vada il nostro memore e riconoscente saluto.

La diminuzione dei più gravi’ delitti è dovuta a varii fattori, tutti consolanti: il risveglio della coscienza collettiva, il miglioramento delle condizioni economiche generali, il rafforzarsi dell’opera di pre­venzione da parte della polizia, l’efficacia intimidatrice delle pene giustamente severe inflitte dalla magistratura~ l’arresto dei delin­quenti più temibili.

E, poichè è dato sperare che le riforme, in corso di realizzazione o studio, dirette ad accentuare la funzione sociale della proprietà e a combattere la disoccupazione, riducendo l’asprezza dei contrasti di classe, abbiano a togliere di mezzo quel1a che è tuttora una delle maggiori cause eli molti reati, credo di poter qui esprimere, più che l’augurio, la sicura certezza che il fenomeno della criminalità̀ in Italia è destinato ad una ulteriore attenuazione.

 Quanto alla delinquenza minorile, devo purtroppo segna­larne, come già l’anno scorso, la stazionarietà, onde è forse il caso di chiedersi se le leggi che· attualmente regolano la delicata matèria non abbisognino di una riforma. Riaffermato il principio indiscutibile che la lotta più efficace contro questo preoccupante fenomeno sociale deve svolgersi nella fa­miglia, nella scuola e nel lavoro, rimane pur vero che il minore che delinque è quasi sempre recuperabile, solo che, più che alla sua pu­nizione~ si tenda alla sua rieducazione.  C’è quindi da domandarsi se non si debba sostituire in ogni caso alla detenzione preventiva ed alla pena il ricovero del minore in ap­positi istituti di rieducazione sotto la guida di personale specializzato, salvo naturalmente il riesame della pericolosità al raggiungimento dell’età maggiore.

Nel corso della seconda metà dell’anno sarà impegnato in prima linea insieme al responsabile della squadra omicidi della questura capitolina nella risoluzione dei due spinosi casi di omicidio che metteranno a dura prova le indiscusse capacità professionali del procuratore generale della Repubblica.